Comò Luigi XVI intarsiato, Rolo di fine del 1700.
Comò Luigi XVI emiliano, lastronato e intarsiato con figure floreali in varie essenze pregiate tra le quali Noce, Acero, Palissandro, Bois de Rose, Ebano, Bosso.
Gli intarsi di particolare bellezza si rifanno allo stile di Maggiolini.
Il comò è in prima patina, non è mai stato restaurato ed è in ottime condizioni.
Misure: L. cm 123 – P. cm 58 – H. cm 85
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Giuseppe Maggiolini, (Parabiago 13 novembre 1738 – Parabiago, 16 novembre 1814) è stato il principale ebanista, di corrente tardo-barocca e soprattutto neoclassica, italiano.
Anche se storicamente viene ricordato come “Maestro d’intarsio“, è più corretto definirlo “Maestro in ebanisteria“, dato che nell’intarsio al legno vengono affiancati altri materiali (come ad esempio l’ avorio), mentre l’ebanisteria pretende l’utilizzo esclusivo di legnami in qualità e tipologie diverse, come nel caso del Maggiolini.
Il nome di Maggiolini, venne legato alla decorazione ebanistiche di mobili, tra cui i più tipici sono: comodini, stipi, cofanetti e scatole-scrigno. Ormai famoso, lavorò per le maggiori famiglie milanesi e per la maggior parte delle corti europee, specializzandosi nella realizzazione di cassettoni ed impiegando almeno 86 tipi di legni differenti.
Dalle Americhe gli arrivavano mogano ed ebano, da Como e Lecco, giungevano acero, agrifoglio, ulivo, bosso e biancospino.
Utilizzava solo i colori naturali, ad eccezione di verde, blu, celeste e rosa pallido, che otteneva tramite immersione delle tarsie di platano verde in soluzioni chimiche colorate a base di silicati, poiché non esistono legnami di tali cromie; invece per ottenere l’effetto ombreggiato, metteva le tessere d’intarsio nella sabbia rovente.
I suoi mobili, realizzati con pure linee geometriche, secondo il sobrio gusto neoclassico, vennero decorati ad intarsio, su cartoni forniti dai maggiori artisti dell’epoca, tra cui gli stessi Giuseppe Levati ed Andrea Appiani, con soggetti mitologici, allegorici o “alla cinese”.
Lavorò con lo stesso metodo anche quadri e portoni interi.
A lui è attribuita l’invenzione del tavolo a letto, commissionatogli dagli Asburgo, in seguito ad una influenza stagionale, presa dall’Arciduchessa Maria Beatrice.
Pur essendo così famoso, mantenne la sua bottega nel paese natio; addirittura nel 1791 acquistò una seconda bottega, presso il fabbricato del Collegio Cavalleri.
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