San Michele Arcangelo dipinto XIX secolo.
Anonimo del XIX secolo
da Guido Reni
San Michele Arcangelo
Olio su tela cm 120 x 70
Copia della celebre pala d’altare che il Reni dipinse, su tela di seta con misure 295 x 202, nel 1635 per la chiesa dei Cappuccini (Santa Maria della Concezione) a Roma.
Il nostro dipinto è stato eseguito con una pennellata rapida e sintetica che ha trascurato i dettagli per esprimere direttamente la dinamicità delle figure quasi abbozzate, come se l’artista avesse voluto concentrarsi solo sulla forza e la presenza di questa immagine che, omaggiata nei secoli da pittori di tutto il mondo cristiano, a tutt’oggi rimane lo stereotipo figurativo del San Michele Arcangelo.
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(D,M) D,SD
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Iconografia cristiana dell’Arcangelo Michele.
Nell’arte cristiana, l’arcangelo Michele può essere raffigurato da solo o con altri angeli come Gabriele o santi. Alcune raffigurazioni con san Gabriele risalgono all’VIII secolo, ad esempio la bara di pietra nella chiesa di Notre Dame de Mortain, in Francia.
L’immagine di Michele arcangelo sia per il culto che per l’iconografia, dipende dai passi dell’Apocalisse. È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. Lo scudo può recare l’iscrizione latina Quis ut Deus?, relativa al nome ebraico del santo arcangelo. In alcune rappresentazioni del tardo Medioevo è raffigurato in un’armatura cavalleresca coeva. Michele è molto spesso presente nelle scene del Giudizio Universale. Tuttavia, la maggior parte delle immagini che lo ritraggono hanno carattere devozionale e non narrativo.
L’iconografia di Michele che uccide il serpente risale all’inizio del IV secolo, quando l’imperatore Costantino il Grande sconfisse Licinio nella battaglia di Adrianopoli del 324 d.C., non lontano dal Michaelion, una delle prime chiese consacrate all’arcangelo Michele.
Costantino avvertiva che il cognato Licinio era un agente di Satana e lo associò al serpente descritto in Apocalisse 12:9. Dopo la vittoria, il primo re cristiano commissionò una rappresentazione di se stesso e dei suoi figli che uccidono Licinio raffigurato come un serpente: si trattava di un simbolismo mutuato dagli insegnamenti cristiani sull’Arcangelo al quale attribuì la vittoria. Un dipinto simile, questa volta con lo stesso arcangelo Michele che uccide il serpente, divenne poi un’importante opera d’arte al Michaelion e alla fine portò all’iconografia standard dell’arcangelo Michele quale santo guerriero.
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